Vittoria di cuore e nervi: Cobolli fa la storia
Flavio Cobolli continua la sua marcia trionfale a Wimbledon e centra un risultato che profuma di impresa: battuto Marin Cilic in una maratona di quattro set, chiusa con il punteggio di 6-4, 6-4, 6-7, 7-6 dopo 3 ore e 27 minuti di autentica battaglia mentale.
Un match durissimo, fatto di scambi lunghi, tensione crescente e colpi pesanti.
Il giovane azzurro, testa di serie numero 22, ha saputo reggere l’urto dell’esperienza del croato, dominando i primi due set con autorità, perdendo lucidità nel terzo e nel quarto, ma ritrovandosi nel momento che contava di più: il tie-break.
Lì, sotto pressione, ha tirato fuori tutto: personalità, coraggio, e una mano gelida quando serviva mettere dentro il punto.
Cilic, la lotta di un ex re
Marin Cilic ha venduto cara la pelle.
L’ex finalista del torneo non ha mai mollato, nemmeno dopo i primi due set persi, e ha saputo reagire nel terzo, alzando ritmo e intensità.
La sua battuta è tornata a far male, e con il rovescio lungolinea ha messo spesso in difficoltà l’azzurro.
Ma nel finale, la differenza l’ha fatta l’energia, e lì Cobolli ne ha avuta di più.
Un quarto set spettacolare, combattuto fino all’ultimo colpo.
Il croato ha dato tutto, ma sul 6-6 nel tie-break, due errori non forzati gli sono costati il match.
Analisi in breve
La vittoria di Cobolli non è più solo una sorpresa.
È una conferma.
Sta giocando come un veterano, ma con la fame di chi vuole scrivere la propria storia.
Il tabellone ora si apre e, con la fiducia di oggi, Flavio potrebbe ambire anche alla semifinale.
L’erba di Wimbledon premia chi non trema nei momenti chiave: e lui, oggi, è stato di ghiaccio.
💬 Stepk dice la sua
Non è solo una bella favola: questo Cobolli è roba seria.
Sta crescendo a vista d’occhio, e ora comincia a spaventare anche i nomi più pesanti.
Ha battuto un guerriero come Cilic sul suo terreno preferito, nei 4 set, con tutto il pubblico contro.
Chi lo sottovaluta, sbaglia.
E adesso? Con questo spirito, non è più solo un outsider.
È un candidato. 🎾





















