Tra finali perse, giovani ignorati e gestione discutibile, il bilancio dell’era Inzaghi è amaro nonostante l’apparente continuità
Promesse mancate in Serie A
L’Inter di Inzaghi, costruita per vincere e dominare, ha finito per sprecare due occasioni d’oro in campionato.
La sconfitta dello scudetto contro il Milan prima e il Napoli poi, pesa più del valore degli avversari.
In entrambe le stagioni, la rosa interista era considerata nettamente superiore per qualità e profondità, ma si è sciolta nelle fasi decisive.
Un andamento che racconta più una fragilità strutturale che un vero progresso.
Inzaghi ha guidato un gruppo forte, ma non ha saputo trasformarlo in una macchina vincente quando il traguardo era a portata di mano.
In Europa due finali, ma senza gloria
Sul palcoscenico europeo, l’Inter è arrivata in fondo due volte in Champions League, ma senza raccogliere nulla.
Contro il Manchester City, la squadra ha disputato una gara mediocre, mai realmente pericolosa.
Nella seconda finale, il disastro è stato totale: umiliante 0-5 contro il PSG, in una delle peggiori serate della storia recente del club.
Il crollo tecnico e mentale in quel match ha reso evidenti le lacune gestionali dell’allenatore nei momenti di pressione assoluta.
Le due finali raggiunte non bastano a giustificare l’assenza di trofei europei e di crescita reale.
Giovani trascurati, zero visione futura
Uno dei dati più inquietanti del ciclo è il vuoto generazionale.
Inzaghi non ha lanciato alcun giovane con decisione.
Solo Bisseck ha avuto qualche presenza, più per necessità che per convinzione, senza impatto concreto.
Nel frattempo, la Primavera nerazzurra ha vinto il campionato, ma solo due ragazzi sono stati promossi in prima squadra, relegati a minuti inutili in gare già archiviate.
Un comportamento che ha tagliato fuori il vivaio e ha spento ogni progettualità futura.
Scelte discutibili e gerarchie intoccabili
La gestione interna della rosa è stata piena di contraddizioni.
Titolari fuori forma hanno continuato a scendere in campo, mentre riserve deludenti venivano sistematicamente premiate.
Giocatori come Frattesi, pur con ottimo rendimento, sono stati impiegati con moderazione e addirittura esclusi nelle gare decisive.
Anche l’ultimo arrivato, Taremi, non ha ricevuto la fiducia sperata, persino in una finale già compromessa.
Un atteggiamento che ha danneggiato il gruppo e ha dato segnali sbagliati sulla meritocrazia interna.
Analisi in breve
Il ciclo di Simone Inzaghi si chiude tra numeri positivi e scelte negative.
L’Inter ha mantenuto una costanza nei risultati, ma non ha mai davvero costruito qualcosa di duraturo.
La squadra ha mostrato limiti nella gestione dei momenti chiave e ha ignorato del tutto il potenziale offerto dal settore giovanile.
Il prossimo progetto dovrà segnare una netta discontinuità: più attenzione ai giovani, investimenti mirati e un nuovo approccio alla gestione delle risorse.
La crescita del club non può più passare solo dal campo, ma anche da una visione chiara e moderna.
Commento personale:
Simone Inzaghi ha dato stabilità all’Inter ma non ha costruito nessuna eredità sportiva.
Il distacco tra prima squadra e settore giovanile è stato totale.
Per ritrovare ambizione e credibilità, serve un cambio radicale di mentalità, oltre che di guida tecnica.
Il prossimo tecnico dovrà essere scelto per progetto e identità, non solo per il nome.

