L’Ultimo Ciak: La Verità Nascosta Dietro lo Splendore del Cinema Italiano

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Dietro il luccichio dei riflettori, le passerelle dei festival e i premi, che celebrano l’arte del cinema, si cela un mondo fatto di sacrifici e, troppo spesso, di soprusi. È il mondo dei generici, l’anima silenziosa e instancabile di ogni produzione, la cui dignità e i cui diritti vengono calpestati ogni giorno. L’Associazione Generici Italiani dello Spettacolo (AGI Spettacolo) lancia un grido d’allarme che fa luce su una realtà che pochi hanno il coraggio di raccontare.

(Abbiamo scelto la foto del compianto Giorgio Armani, proprio perchè, nonostante il successo planetario da lui avuto, egli rispettava ogni singola maestranza e lavoratore che s’incrociasse nella sua meravigliosa vita).

​Il primo e amaro ciak, è quello del mancato rispetto. Infatti, sul set, sembra che le regole non valgano per tutti. Si dimenticano (sempre o quasi) di pagare tutto il dovuto per gli abiti di scena (pagano solo 1 abito anzichè i 2 o 3 previsti), che i generici, spesso, sono costretti a fornire di tasca propria. L’Ordine del Giorno (ODG) viene ignorato, e la convocazione dei lavoratori, a differenza di quella della troupe, è gestita con poca accortezza (salvo casi rari in cui vengono giustamente scaglionate per evitare il marasma) . Causando seri problemi alle maestranze e non solo, che hanno anche una propria vita a cui pensare al di fuori degli orari cinematografici.

L’ultimo ciak: le verità nascoste

Un’organizzazione del lavoro che rasenta il caos, spesso supervisionata da figure, come il coordinatore AOSM, che non possiedono i requisiti previsti dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL), agendo solo per compiacenza verso i direttori di produzione. In questo caso il danno viene fatto 2 volte, sia perchè si gettano nella mischia persone impreparate, e sia perchè, non conoscendo le basi del mestiere, si metterà a rischio la figura del generico e del lavoro stesso, con i registi e aiuto registi, che faticheranno il doppio per organizzare una scena.

Non stiamo dicendo che queste persone non vadano inserite in questo Mondo cinematografico, perchè il lavoro urge per tutti, ma chiediamo almeno d’inserirle dopo una comprovata e lunga gavetta,

la sicurezza sul lavoro 

​Non solo il lavoro è trattato con noncuranza, ma anche le persone. Per fare un esempio, la legge 81/08, che disciplina la sicurezza sul lavoro, viene ignorata in un settore che qualcuno definisce una “prateria” dove nessuno controlla. I lavoratori generici o per meglio dire Figuranti, infatti,  sono trattati come persone di serie B, C, ED IN ALCUNI CASI ANCHE D, perchè costretti a mangiare in aree separate,  e con un “cestino” che, in vari casi, ha causato problemi intestinali, come accaduto quest’estate su set di produzioni importanti.

Inoltre, chiedete a chi mangia ogni giorno cestini, come si sente dopo un film durato mesi, in cui non hai nemmeno il tempo per prepararti il cibo a casa.  Per fortuna non è successo il peggio, e a chi ha minimizzato l’accaduto, consigliamo di leggere il caso botulino accaduto di recente in Calabria, dove, purtroppo, alcune persone sono decedute per via del cibo avariato. Nessuno qui  vuole colpire il  servizio del catering, molto importante, ma vuole solo  porre l’attenzione alle Produzioni per migliorarlo in futuro con più qualità, proprio per evitare casi di cui sopra.

Mai nessuno li nomina in questi festival o interviste sui media, come fossero delle……..

Un trattamento che fa a pugni con le narrazioni sociali dei film, dove spesso si celebrano i “poveri” e i “soggetti deboli” che, nella vita reale, vengono invece snobbati e schiacciati quando s’incrociano sul set. Eppure tra di loro ci sono tanti attori, attrici, laureati, diplomati, studenti universitari, lavoratori, padri e madri di famiglie, che affrontano con dignità una giornata di set per portarsi a casa la pagnotta.

​Il problema si estende anche alle scelte creative. Certi addetti ai lavori, che hanno costruito la propria carriera anche grazie a questi stessi lavoratori, si dimenticano del loro passato da precari. Una volta seduti sullo “Scranno”  con il proprio nome su un camerino, impongono i loro nomi per delle semplici figurazioni, che potrebbero essere affidate ai generici stessi, togliendo così a molti di loro l’unica fonte di sostentamento.

Il deserto dei Tartari

​A rendere il quadro più desolante è il silenzio assordante di alcuni sindacati, che fingono di indignarsi,  mentre altri, come l’AGI Spettacolo, lottano, anche in silenzio,  per cambiare la situazione. In molti casi gli straordinari non vengono pagati regolarmente e il lavoro viene prolungato a discrezione, senza consultare i diretti interessati per tempo.

Questo sistema sembra allinearsi al diktat dei produttori, che diventano complici di un Mondo che sfrutta i lavoratori.

Imprenditori a rischio zero

​Infine, l’aspetto più paradossale: il cinema italiano si regge su un modello di “rischio zero” per i produttori. Questi ultimi si finanziano con fondi pubblici (MIC, Film Commission, Tax Credit, ovviamente chi ha la fortuna di prenderli, vista la mannaia punitiva di questo governo sul cinema) e vendono i loro prodotti alla RAI, sostenuta dai cittadini. Un circuito virtuoso solo per loro, che hanno inventato un modo per fare impresa non con il proprio capitale, ma con quello di tutti. Ma questo è un sistema tutto italiano che non tocca solo l’ambiente del “Ciak si gira“.

​In questo panorama, l’acquisizione di storiche società di produzione da parte di multinazionali come Netflix, Rainbow, Fremantlemedia, Vuelta Group, Mediawan e Banijay, solleva un interrogativo cruciale: queste entità globali sono a conoscenza di tali soprusi? E se lo sono, perché non agiscono per tutelare i diritti dei lavoratori?

​È tempo che lo spettacolo torni ad essere un luogo di dignità, dove ogni ciak rispetti chi, dietro la macchina da presa, permette alla magia di accadere.

Conclusioni

Pertanto, quando il generico capirà, che solo unendosi a tutti quanti gli altri, potrà far valere i suoi diritti e non farsi più trattare da figlio di un Dio minore, allora, si, che si potrà ambire al progresso sia lavorativo che umano. Senza dover più subire offese ed umiliazioni da chiunque capiti sulla loro strada, anche quella fuori dal set.,  dove questa figura lavorativa, è spesso denigrata e mai considerata il dovuto, pur essendo un lavoro vero e proprio con contratto di lavoro nazionale.

Tuttavia, non bisogna fare di tutta un’erba un fascio, poichè, e per fortuna, ci sono ancora professionisti seri tra registi (Tra cui il gigantesco Marco Bellocchio, un gentleman del set), attori, produttori, agenzie, AOSM e maestranze varie, che rispettano, sia i contratti, gli orari e  sia la persona in quanto tale. Certamente sono poche, ma è la base solida su cui ripartire.

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