La Juventus continua a inseguire la vittoria come un miraggio nel deserto.
Anche questa volta, la squadra di Igor Tudor si è fermata a metà strada: un altro pareggio, un’altra sensazione di incompiuto.
Il tecnico croato ha portato idee nuove e un’intensità riconoscibile, ma i bianconeri sembrano bloccati in quella zona grigia dove l’impegno non basta e il colpo decisivo manca.
La partita è stata lo specchio di questa fase.
Ci sono stati momenti di bel gioco, trame ordinate, una certa solidità difensiva.
Eppure, quando si è trattato di pungere, la Juve si è spenta come una candela al vento.
Il gol sembra un ospite difficile da invitare, anche con Vlahovic e compagni pronti a provarci.
Juventus tra costruzione e confusione
Il piano di Tudor è chiaro: costruire da dietro, accorciare le distanze tra i reparti e alzare la pressione.
Sulla carta, funziona.
Ma nei fatti, la Juventus fatica ancora a trovare continuità.
I nuovi arrivati alternano buone intuizioni a momenti di incertezza, e anche i veterani oscillano tra esperienza e stanchezza.
Si vede la mano del tecnico, ma anche il bisogno di tempo.
La transizione offensiva è lenta, la gestione del ritmo ancora macchinosa.
Quando l’avversario si chiude, la Juve si perde nella sua stessa rete di passaggi, senza quel lampo che serve per cambiare la partita.
Juventus e il carattere da ritrovare
C’è una sensazione diffusa: la Juventus non è fragile, ma manca di cattiveria.
Serve più fame, più audacia nei momenti chiave.
Tudor lo sa e lo ripete con fermezza, ma in campo i segnali sono intermittenti.
Il gruppo c’è, il talento pure, ma l’energia mentale per trasformare un pareggio in vittoria sembra ancora lontana.
Le parole del tecnico nel post gara hanno lasciato intendere un misto di delusione e fiducia: “Ci sono cose buone, ma dobbiamo imparare a chiudere le partite.”
Una frase che racchiude il senso di tutto.
Perché non basta più giocare bene a tratti: serve concretezza, quella che un tempo era marchio di fabbrica juventino.
Prospettive per il futuro
Il prossimo mese dirà molto sulla vera anima di questa squadra.
Servirà un salto mentale, più ancora che tecnico.
La Juventus ha le risorse per crescere, ma deve liberarsi del timore di sbagliare e tornare a rischiare, a colpire.
Il DNA vincente non si cancella, ma va risvegliato con coraggio e continuità.
E Tudor lo sa: il tempo stringe e la Vecchia Signora deve tornare a far paura, non solo a pareggiare.
L’Angolo tattico di Stepk ⚽
Nel laboratorio di Tudor si notano segnali chiari: la Juventus sta lavorando per trasformarsi da squadra attendista a formazione propositiva, capace di tenere il pallone e cercare spazi centrali.
Il problema resta la finalizzazione: pochi uomini attaccano l’area, e i cross dalle fasce vengono sfruttati solo a metà.
La fase di non possesso, invece, appare migliorata grazie al pressing medio e ai raddoppi tempestivi sulle corsie.
Serve però un trequartista in grado di collegare centrocampo e attacco, altrimenti la manovra rischia di diventare prevedibile.
Tudor sta gettando le basi, ma il salto di qualità arriverà solo quando la Juventus imparerà a dominare le partite e non a inseguirle.
Articolo a cura della Redazione di Notizie Sportive
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